Intervista a Paolo Arduini della società Italvinum

  • June 3, 2020

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Abbiamo incontrato la scorsa settimana Paolo Arduini della società Italvinum, importatore di vino, sommelier ed uno dei maggiori player del settore nel Paese. Dall’incontro ne è uscita una analisi interessante sull’attuale situazione del mondo del vino e della ristorazione, abbiamo quindi pensato di trasformare questa chiacchierata in una intervista. Buona lettura.

Buongiorno Paolo, ci racconti come hai iniziato la tua carriera in questo settore?

La mia carriera è iniziata per caso quando, appena iniziata l‘università a Roma avevo bisogno di un lavoro per mantenermi e lo trovai presso un distributore di birra che aveva nel suo porfolio una piccola cantina di vini. Chiaramente il focus dell´azienda era la birra ed il vino era solo una parte marginale del business, nonostante ciò dopo un anno io ero l‘unico che vendeva più vino che birra. Da li ho compreso quale era la mia passione e il resto, come si dice, è storia.
Ho fatto dei corsi da sommelier e poi mi sono trasferito a Londra dove ho continuato i miei studi in enologia mantenendomi lavorando in alcuni ristoranti. Dopo vent‘anni tra Londra e New York, mi sono spostato in Slovacchia per puro caso, dove ho visto la possibilità di continuare con la mia passione, il mondo del vino, e ho aperto una compagnia importatrice di vino italiano. L‘inizio è stato molto difficile data la poca dimestichezza ai tempi del vino italiano da parte degli slovacchi, oltre alla poca conoscenza da parte mia della lingua. Devo dire che negli ultimi anni il palato delle persone si è raffinato e c‘è sempre più interesse in vini di un certo livello.
 
Dalle tue informazioni, come stanno andando le vendite di vino in Europa ed in Slovacchia?

Prima di questa pandemia, che ha colpito tutti i settori, le vendite di vino italiano in Europa e in particolare in Slovacchia era in costante crescita. In Europa, perchè comunque è sempre stato un mercato storico per il vino italiano, mentre in Slovacchia perchè sempre più turisti passavano le vacanze in Italia dove potevano apprezzare quello che io chiamo .... La Dolce Vita .... che è una concomitanza di fattori: la natura, l‘arte, le città, la storia, il cibo, il vino e tante altre cose. Noi italiani ci lamentiamo sempre di come vanno le cose in Italia ma la verità e che non ci sono Paesi come il nostro. Adesso, vista la situazione, le cose sono cambiate drasticamente e c‘è stato un grande calo delle vendite in tutto il mondo, specialmente del vino italiano che veniva venduto attraverso il settore Ho.Re.Ca. (ndr. Hotel, Ristoranti, Caffetterie).
Senza contare che un incremento delle vendite di vino on-line e nella grande distribuzione ha favorito gli „imbottigliatori“ piuttosto che i piccoli e seri produttori che fanno vino di qualità.
 
Che feedbacks stai ricevendo dal settore Ho.Re.Ca.? Come se la stanno cavando i tuoi clienti?

Il settore Ho.Re.Ca. è un settore molto specifico, ove si vende del vino completamente diverso da quello che si può trovare nella grande distribuzione. I prodotti che si vendono sono dedicati ad una clientela selezionata, è quindi possibile vendere in questo segmento le classicità italiane, tra cui il vino di produttori piccoli che fanno vino ad alto livello, un prodotto più complesso e ricercato.
Detto questo, quando abbiamo avuto il lockdown qui in Slovacchia all´inizio c’era molta incertezza su come procedere e affrontare una situazione inedita senza preavviso. Poi molti si sono adattati con le consegne a domicilio ed il take away, questo ha dato a molti la possibilità almeno di coprire le spese e passare questo periodo. Chiaramente il mondo del vino in questo settore è quello che ha sofferto di più.
 
In tempi di grosso benessere c’è stato spazio anche per avventurieri nel campo imprenditoriale e professionale, una crisi potrebbe cambiare però molto le cose. Cosa ne pensi?

In tempi di benessere ci sono sempre gli avventurieri che in qualche modo riescono a sfruttare dei trend di mercato ed inserirsi, la mia impressione però è che anche in tempi buoni questi “imprenditori” hanno vita breve. E’ quindi chiaro che quando arrivano tempi più duri, sono destinati a soffrire di più e qualche volta a pagare serie conseguenze. Io sono dell’idea che un imprenditore deve essere prima di tutto un professionista, con grande conoscenza del settore in cui vuole investire, e soprattutto credo che adesso, in questa nuova situazione, non ci sarà più tanto spazio per gli avventurieri.  
 
Che percentuale di ristoratori in Slovacchia credi non riusciranno a farcela?

Ci sono molti dibattiti al riguardo, c’è chi dice il 30% e c’è chi dice di più o di meno. Sinceramente penso che si ritorni al discorso di prima, coloro che hanno aperto ristoranti e sono professionisti del mestiere e hanno grande conoscenza del mercato, saranno anche in grado di essere flessibili ed adattarsi alla nuova situazione. Parlavo con un famoso ristoratore a Bratislava la settimana scorsa che da un paio di mesi sta lavorando solo con consegne a domicilio e take away, dopo aver ridimensionato la sua attività mi ha detto che non è sicuro di voler tornare ai tempi di prima. Si trova in una situazione dove, nonostante il fatturato ridotto, lavora e vive molto meglio e con meno preoccupazioni. Secondo me molte persone stanno usando questa situazione per ridimensionare la propria vita.... Bisogna lavorare per vivere e non vivere per lavorare.
 
Credi che quando si inizierà a pianificare la vendemmia 2020 si libereranno i magazzini per liberare l’eccesso di offerta sul mercato?

Il discorso dei produttori è un po' diverso, si divide in grandi e piccoli produttori, con problematiche diverse. I grandi produttori anche in questo periodo hanno avuto il canale e-commerce e la grande distribuzione che ha permesso loro di incrementare il fatturato. I piccoli produttori invece hanno un mercato diverso e più specifico, che ha visto le vendite in caduta libera in questi ultimi mesi.
C‘è però da dire che il piccolo produttore avrà problemi con i vini bianchi, freschi e giovani ma per quanto riguarda i vini rossi più importanti e strutturati, che di solito vengono venduti troppo giovani per esigenze di mercato, avranno il tempo di maturare in cantina ed essere maggiormente apprezzati quando il mercato ripartirà. Esempi classici sono prodotti quali il Brunello di Montalcino, il Barolo o l´Amarone.

Alcuni analisti parlano di crolli del fatturato del 70% per il 2020. La maggior parte delle aziende vitivinicole vivono di piccoli margini, un crollo delle vendite di questa entità potrebbe essere un vero e proprio tsunami. Cosa raccontano i produttori con i quali sei in contatto?

I produttori con cui io collaboro sono tutti produttori con una storia centenaria ed uno in particolare adirittura millenaria, nella loro storia hanno visto periodi anche peggiori di questo e sono sicuro che sopravviveranno. Chiaramente sono preoccupati e stanno prendendo misure per fare modo di adattarsi alla nuova situazione. Alcuni sono molto creativi e stanno lavorando con degustazioni e presentazioni on-line per mantenere una presenza nelle menti dei consumatori finali. Un passo che a mio parere è molto importante per il futuro, anche se adesso chiaramente non aiuta molto per quanto riguarda il fatturato. 
 
Manifestazioni cancellate; disagi logistici per gli operatori e disdette degli enoturisti: sinceramente come vedi il futuro del tuo settore in Slovacchia?

Certamente il mio settore è uno di quelli che ha sofferto di più e sopratutto all‘inizio le difficoltà e le incertezze sono state molte. In tanti si sono spostati sulle vendite on-line, che a mio parere ha i suoi vantaggi e svantaggi. Per un importatore specifico come me, che importa vini dedicati alla ristorazione, sarebbe stato a mio parere una soluzione temporale con conseguenze negative per il futuro. Sono due mercati diversi che si escludono a vicenda. Se avessi offerto i miei vini on-line mi sarei precluso in futuro la ristorazione. Sono convinto che lentamente torneremo alla normalità e i veri professionisti del settore riusciranno a ripartire meglio di prima, dato che gli avventurieri non daranno più fastidio.
 
Hai una storia od un pensiero conclusivo su questo periodo di emergenza?

Quando questa emergenza è iniziata, come tutte le emergenze, è stato molto interessante vedere le reazioni delle persone: preoccupazione, paura, stress ed incertezza. Ho sempre pensato che è nei momenti brutti che vedi le persone per come sono ed il loro vero carattere ne esce fuori. Viviamo in un periodo di grande benessere che però ci porta a correre e lavorare per ottenere sempre di più, comprare sempre di più. E‘ una corsa che secondo me non porta a niente e questa situazione ci ha portato un pò indietro nel tempo, quando le priorità erano diverse e forse migliori, dove la famiglia e i rapporti personali erano più importanti dell’auto nuova o di mettere su Facebook un selfie da Dubai per far vedere agli altri quanto siamo di successo. 

Si ringrazia per la disponibilità Paolo Arduini.
Per contattarlo visitate il sito internet www.italvinum.com

Fonte: camit.sk


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